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Il governo ha adottato una serie di misure che penalizzano gravemente le famiglie con redditi più bassi e dimostrano una totale mancanza di considerazione per l’aumento del costo della vita dovuto all’inflazione. Tra queste misure ci sono l’azzeramento del fondo affitti, il taglio alla sanità pubblica, il favoreggiamento dei contratti a termine, la cancellazione dei fondi per le residenze universitarie e soprattutto l’eliminazione del reddito di cittadinanza.

Queste decisioni mettono a rischio la tenuta sociale della comunità, lasciando le amministrazioni locali senza gli strumenti necessari, sia finanziari sia organizzativi, per affrontare i problemi che ne derivano. In Liguria, il taglio al reddito di cittadinanza colpirà duemila famiglie, coinvolgendo un totale di 4.000 persone che si ritroveranno senza sostegni. I comuni non ricevono il supporto necessario per gestire questa situazione: non sono state comunicate le procedure adeguate, né sono state individuate risorse aggiuntive o potenziato l’organico.

La situazione è particolarmente critica nei piccoli comuni, spesso privi di personale dedicato ai servizi sociali. Qui, il dramma delle persone si acuisce, con una ritrosia a manifestare le proprie difficoltà e l’impossibilità delle amministrazioni di rispondere alle richieste di aiuto. Le recenti interlocuzioni con sindaci, patronati e associazioni evidenziano una situazione allarmante: le mense aumentano i pasti distribuiti e le richieste di aiuto crescono in maniera preoccupante.

A queste difficoltà si aggiungono l’azzeramento del fondo affitti, che penalizza le fasce più deboli, e i tagli alla sanità pubblica, con il rapporto spesa sanitaria PIL che nel 2023 è sceso al 6,7% e nel 2025 arriverà al 6,2%. Questi elementi delineano una società che abbandona le persone più vulnerabili.

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